Traduzione letterale e commento spirituale.Questo articolo viene alla luce in risposta ad un commento che non ho trovato proprio consono alla serie di eventi Festival dell'Esoterismo, Sciamanesimo e Arti Olistiche che si terrà a Torino, Genova, Bologna e Verona. In tale commento si citava il Padre Nostro sottolineando la sua chiusa: Liberaci dal male, con appellativi poco simpatici agli organizzatori e ai partecipanti al Festival. Per fortuna la libertà di pensiero e opinione non è un optional, e seppur rispettando il diritto a esporre la propria opinione ed il proprio pensiero mi trovo di pensiero e opinione diametralmente opposta al commento sopra citato e quindi in tutta tranquillità dico semplicemente la mia in quanto Docente presso l'Accademia di Esoterismo, Sciamanesimo e Arti Olistiche di Torino, organizzatrice degli eventi presi di mira. Riassumo già qui il tutto dicendo che Se Dio è in noi quale Spirito, o Monade o Presenza 'Io Sono' che dir si voglia come si fa a dire che fratelli in quanto esseri umani sono il Male? Accolgo con gioia tutti coloro che avranno la voglia di leggere queste righe tese solo a spiegare e non a pontificare come taluni sanno fare fin troppo bene. La preghiera occidentale per eccellenza è il Padre Nostro e nella spiritualità acquariana essa occupa un'importanza centrale in quanto è quella insegnata dal Maestro Gesù ai suoi discepoli e al popolo. Il Maestro Gesù, Avatar dell'Era dei Pesci che sta finendo, è un Maestro Asceso di VI Raggio, ovvero del Raggio di Idealismo e Devozione di Amore-Saggezza e quindi della Provvidenza, della Pace, della Somministrazione, della Grazia, del Misticismo e della Serenità universali, ora al Servizio del I Raggio, il Raggio della Volontà e del Potere di Amore-Saggezza e quindi di Bene, Entusiasmo, Protezione, Fede, Forza, Potere e Volontà, come Angelo Micah, l'Angelo dell'Unità. Vedete da voi in questi ultimi millenni quanto sia stato distorto sia il significato dell'amorevole messaggio di questo grande Maestro, sia l'energia preponderante che la stessa era dei Pesci ha dato alla nostra Terra. Osservando gli avvenimenti mondiali dal '900 in poi sarà facile intuire quanto la distorsione dell'energia dell'Era dei Pesci che sta finendo abbia portato il mondo davvero vicino al punto di non ritorno e quanto la storia rifletta sia la distorsione di questa energia sia l'energia stessa in positivo come ha lavorato nei secoli. Ricordando che secondo il grande orologio astrale siamo alla fine dell'Età dei Pesci, già in cuspide con l'Età dell'Acquario (che inizierà secondo l'Astrologia Ermetica nel 2345) di cui già riceviamo il Settimo Raggio della Magia e dell'Ordine Cerimoniale di Amore-Saggezza e quindi della Libertà, del Perdono, della Misericordia, della Trasmutazione energetica, della Magia insita nella vita umana e del Pianeta, la Preghiera del Padre Nostro ci offre un ponte tra le due ere già all'inizio dell'Era dei Pesci e ci regala attraverso l'Amore del Maestro Gesù una delle più belle preghiere che l'Umanità abbia mai ricevuto. Avete letto bene: 'Umanità', perché è una preghiera che prescinde il credo di chi la recita perché in sé non ha nulla di religioso come comunemente invece si pensa perché visto che l'Età dell'Acquario è già entrante, è già qui, come energia dobbiamo far evolvere l'Idealismo e la Devozione di Amore-Saggezza che ha generato nell'Era dei Pesci la fede incondizionata in fede illuminata e consapevole secondo la Magia ed Ordine Cerimoniale di Amore-Saggezza e quindi secondo la Libertà, il Perdono, la Misericordia, la Trasmutazione energetica, la Magia insita nella vita umana e del Pianeta. Come potete constatare si tratta di evolvere e far evolvere e non di cancellare le energie e i valori dell'Era uscente. Il Padre Nostro è una preghiera per tutte noi anime in cammino sulla Terra e non ha nulla di cristiano, cattolico o ortodosso. Faccio quest'affermazione con estremo rispetto sia verso il Cristianesimo sia verso le sue varie diramazioni come il Cattolicesimo, perché sono di cultura cattolica essendo nata in Italia ed essendo cresciuta in ambiente cattolico. Mia madre e diversi miei cari amici sono cattolici e sono ben consapevole che il mio Spirito e la mia Anima hanno deciso di nascere 'qui ed ora' in un ambiente e in un Paese prettamente di cultura cattolica. Rispetto quindi la religione che ho seguito sin da piccina fino ad una certa età e che non rinnego tutt'oggi di aver seguito nei miei primi anni di vita ora che ho ampliato i miei orizzonti spirituali e il volere del mio Spirito e della mia Anima che mi hanno portato in questo preciso punto dello spazio e del tempo. Veniamo quindi all'analisi letterale e spirituale di questa splendida preghiera, dono amorevole di un grandissimo Maestro Asceso e figlio della Vita Unica o dell'Universo o Dio che dir si voglia. La mia sarà un'analisi prettamente letterale con una spiegazione della terminologia inquadrando la preghiera nel contesto culturale, storico e spirituale in cui è nata per poi spiegare cosa può significare oggi per noi senza dare alcuna interpretazione personale a differenza di tutto quello che leggo in rete o in alcuni libri. Io riporto in base alle mie conoscenze, sarete voi e solo voi a valutare ciò che leggerete qui e a trarre le vostre conclusioni. Analisi prettamente Filologica e strutturale. Innanzi tutto c'è da dire che del Padre Nostro esistono due versioni nel Vangeli: la versione di Matteo che possiamo definire essoterica, quindi rivolta a tutti in quanto pronunciata sulla collina subito dopo il famoso 'discorso del monte' o 'le beatitudini', e quella di Luca che possiamo definire esoterica, rivolta cioè ai suoi discepoli quando si trovavano soli e fu chiesto al Maestro Gesù di insegnare a i discepoli a pregare. La grandissima novità istituita dal Maestro Gesù e che si nota appena nei Vangeli canonici, mentre è molto più evidente in quelli apocrifi, è l'insegnamento esoterico riportato in scritti chiaramente divulgativi. Questo deve farci capire quanto in realtà il Sesto Raggio nella sua migliore espressione sia altamente moderno e aperto rispetto a quanto invece molti sostengono. Essendo due le versioni nei Vangeli 'riconosciuti' dal Concilio di Nicea, la Chiesa Cattolica unì le due versioni nella preghiera come oggi la conosciamo includendo nel testo di Luca il testo di Matteo ove le versioni differiscono. Riporto qui le due versioni separatamente commentando le parti comuni nella prima versione mentre nella seconda commenterò solo le parti diverse. In entrambe le versioni evidenzierò le parti diverse tra loro. Ricordo che la prima lingua in cui il Padre nostro è stato tramandato da Gesù oralmente è l'Aramaico e solo successivamente la preghiera fu trasmessa in lingua scritta, precisamente in Greco Antico. Versione di Matteo, capitolo 6,9b – 13. Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, sia fatta la tua volontà. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li abbiamo rimessi ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione. Ma liberaci dal maligno. Padre nostro. Dio è padre ed è padre amorevole e invoca familiarmente sia da Gesù, che ne aumenta il tono confidenziale, sia in ambito dell'ebraismo, in sanscrito infatti abbā indica un appellativo al padre più confidenziale come babbo. Che sei nei cieli. Per l'ebraismo Dio, YHWH (Iavè) abitava appunto in cielo. Sia santificato il tuo nome. Come possiamo notare nella preghiera ebraica del Qaddiš, precedente rispetto al Padre Nostro, che veniva sempre recitata alla fine dell'omelia in sinagoga con tema l'attesa del Messia e con la conseguente consapevolezza della futura gloria del regno di Dio. Inoltre c'è da dire che l'espressione 'santificare il nome di Dio' indica il qualificare la sua infinita potenza e superiorità rispetto all'uomo. Pertanto 'santificato' non ha certo l'eccezione devozionale che noi gli diamo. Pane quotidiano. Il termine eπιoύσιoς è in realtà un bel dilemma per i traduttori di ogni epoca in quanto è molto raro nella tradizione pre-cristiana e nel Nuovo Testamento è usato esclusivamente nelle due versioni del Padre Nostro. Riporto le varie traduzioni del termine: 1) "necessario per vivere", 2) "(pane) per domani", 3) "quotidiano", 4) "(pane) del grande domani di Dio", cioè "(pane) finale", 5) "in abbondanza", 6) "sicuro, durevole", 7) "(pane) eucaristico" 8) 'Supersostanziale'. Come si può notare la vera significanza va ben oltre il semplice 'quotidiano' e implica i concetti di Abbondanza Divina, Provvidenza Divina, sicché si dovrebbe tener presente questo recitando la preghiera del Maestro Gesù. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li abbiamo rimessi ad ogni nostro debitore. Qui Matteo usa chiaramente una metafora di ambito semitico per 'peccato', àobā. Invece per Rimetti dobbiamo precisare che letteralmente Matteo usa ¢φήκαμεn che è aoristo, cioè tempo passato remoto in italiano, quindi indica che prima ad ogni singola persona che ha commesso verso di noi dei peccati o delle mancanze dobbiamo concedere il perdono e solo in seguito Dio perdonerà noi. La consequenzialità che sarà assente in Luca è logica nel contesto di una preghiera essoterica cioè rivolta al popolo pubblicamente. Non c'indurre in tentazione. Il termine πειρασμός indica la 'sollecitazione al male' mentre il verbo iσφέρω usato nella forma di congiuntivo aoristo e quindi in forma permissiva lascia intendere: 'non permettere che entriamo (in tentazione)' o più largamente '"non permettere che soccombiamo nelle tentazioni', sicché anche in questo caso 'indurre' non vuol dire come a senso sembrerebbe che Dio ci porta alla tentazione. Ma liberaci dal maligno. Quest'espressione è presente solo in Luca e indica, al contrario della libera traduzione 'liberaci dal male' non il concetto di male etico ma il 'maligno' quale nemico dell'umanità quasi come fosse una persona fisica, il demonio per intenderci e cioè l'essere che allontana l'uomo da Dio quale personificazione dell'Ego inferiore. Devo dire che Matteo usa πovηρoà che è genitivo e quindi non identifica male o maligno ma nel contesto culturale dell'epoca maligno è più appropriato. Versione di Luca 11, 2b-4 Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano e perdonaci i nostri peccati come noi li perdoniamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione. Notiamo subito che Luca non mette l'aggettivo 'Nostro' e il togliere l'aggettivo possessivo 'nostro' in una versione chiaramente esoterica della preghiera spiegata ai discepoli che è fortemente liberale rispetto alla concezione del Dio semitico e cattolico che nell'immaginario collettivo sempre richiedere venerazioni e obbedienza. Dio è Padre e basta, per dirlo in chiave acquariana in quanto non ha sesso Dio è Padre e Madre tanto che anche qui va ricordato che l'aramaico per Padre qui usato è abbā che ha connotazione più affettuosa ed è come se ci si rivolgesse a Dio con l'appellativo affettuoso babbo. Come in cielo così in terra. Come in alto così in basso per compiere i miracoli della cosa unica:non si può non pensare al detto Ermetico della Tavola Smeraldina che in questo caso ingloba la Preghiera del Maestro Gesù in un ben più ampio contesto culturale e sapienziale rendendo finalmente merito della grandezza spirituale di questo grande Maestro. Ogni giorno. Qui Luca ci trasmette meglio il senso di Provvidenza ed Abbondanza divina che Matteo ha inquadrato invece in un contesto più pratico. Pane quotidiano. Ritengo che appunto qui uno dei significati di eπιoύσιoς sia perfetto, ovvero 'supersostanziale' in quanto indica 'ciò che sta al di sopra o al di là dell'ousia, per ousia è da intendersi la sostanza immanente e permanente che soggiace tutta la creazione e che è quindi frutto dello Spirito Universale o Divino che dir si voglia, il nostro vero nutrimento spirituale e quindi non c'entra nulla con alcune interpretazioni di illustri persone note nel mondo della spiritualità che parlano di sviluppi di poteri soprannaturali o quant'altro. Perdonaci i nostri peccati così come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Luca non usa metafore e parla dei peccati come giustamente vanno inquadrati e cioè in senso di errori o mancanze. Per quanto riguarda perdonaci invece dobbiamo fare una precisazione importante: ¢φίoμεn è qui usato al presente mentre Matteo come abbiamo visto usa l'aoristo ¢φήκαμεn, quindi se in Matteo l'azione di rimettere i debiti precede l'azione divina o universale nei confronti dell'uomo, in Luca abbiamo una contemporaneità o meglio una sincronicità che dona davvero un ampio respiro in quanto vuol dire che mentre noi perdoniamo i peccati a chi li commette verso di noi Dio perdona i nostri. Quale sincronicità maggiore e bella che ci dona la consapevolezza di avere Dio dentro di noi in quando perdonando noi siamo perdonati in quanto Dio non è fuori da noi ma in noi come Monade, Presenza 'Io Sono' o Spirito che dir si voglia. Infatti non è nemmeno specificato ogni peccato perché lo splendore di operare come Dio avendo Dio in noi è esente da precisazioni. Questa è l'analisi letterale delle due versioni e alla luce di queste due versioni e della loro analisi letterale, così come ha fatto la Chiesa Cattolica, filologicamente mi permetto di fondere anche io le due versioni e di aggiungere l'aggiunta che già si fece all'epoca quando le due versioni furono unificate, è un'aggiunta liturgica ma che rispecchia il VII Raggio della Magia e dell'Ordine Cerimoniale di Amore-Saggezza: Perché tuo è il Regno, il Potere, la Gloria. Interpretazione spirituale in base all'analisi letterale. Padre,
sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci ogni giorno il nostro nutrimento spirituale, perdonaci i nostri peccati come noi li perdoniamo ai nostri debitori, e non permettere che entriamo nella tentazione, ma liberaci dal Sé Inferiore. Perché tuo è il Regno, il Potere, la Gloria. Alla luce di quanto sopra l'interpretazione spirituale e a-religiosa di questa Preghiera del Maestro Gesù che è rivolta a tutti gli esseri umani a prescindere dalla loro religione, che fa parte della loro Personalità o Veicolo Biologico, può essere la seguente e mentre scrivo lo faccio con grandissima gratitudine, gioia e riverenza al grande Maestro Gesù. La seguente interpretazione è una rielaborazione libera fatta da me in base al mio percorso di studi e spirituale tenendo conto massimamente della favolosa interpretazione Metafisica di Emmet Fox e Connie Mendez. Tra parentesi metto comunque le parole della preghiera come è più comunemente conosciuta. Sento necessario riportare quanto Emmet Fox, e ce lo dice la stessa Connie Mendenz(1), diceva del Padre Nostro e cioè che: è una formula concentrata per lo sviluppo spirituale e fu composta con estrema attenzione dal Maestro Gesù con l'esatto proposito di produrre un radicale cambiamento nell'anima. Secondo poi la mia interpretazione anche i Sette Raggi sono ivi presenti come ora vedremo insieme e la preghiera, sempre secondo me, può essere adatta a chi è incarnato o chi è in attesa di reincarnarsi. Padre (nostro che sei nei cieli). Invocazione iniziale allo Spirito Divino Universale che è Padre e Madre poiché non ha un sesso ma contiene l'aspetto di entrambi i sessi. Essere in cielo è la condizione di perfetta felicità in tutti i sensi, come dice Connie Mendez(2) ed affermare nostro equivale a proclamarci fratelli, questo ci dovrebbe rendere consapevoli dell'immensità del progetto divino e dell'amore di Dio o Spirito Universale Divino. Invocando con profonda convinzione ci renderemo conto che la condizione dei cieli può essere applicata alla nostra vita di ogni giorno e che sta solo a noi arrivare e permanere in questo stato dell'essere ove tempo e spazio non esistono. L'invocazione al I Raggio di Volontà e Potere di Amore-Saggezza e quindi di Bene, implica la volontà umana di essere protetti dal Padre, implica l'appello allo Spirito con piena Fede e fatto con Forza ed Entusiasmo (tutte qualità del I Raggio). E come il I Raggio fu il Raggio primigenio e creatore dell'intero universo visibile così quest'invocazione tinta di I Raggio richiama l'azione creativa dello Spirito Universale Divino nella vita di ciascun figlio del Padre. Di conseguenza siamo anche di fronte al primo degli aspetti di Dio o dello Spirito Universale, cioè la Vita e al primo dei Sette Principi Universali, il Principio del Mentalismo (tutto è mente, siamo ciò che pensiamo) nel senso che Dio o Spirito Divino Universale è la vita e in quanto esso è in noi presente diamo noi stessi vita alla nostra realtà. Anche uno Spirito unito ad un'Anima disincarnata può appellarsi a questo in attesa della sua prossima incarnazione. Sia santificato il tuo nome. 'Io sono colui che sono' è il nome che Dio diede a Mosè quando si manifestò a lui sotto forma di roveto ardente, e santificare la Presenza 'Io sono' che è la Scintilla Divina e quindi Dio stesso in noi è il nostro compito primario. Per santificare si intende avere coscienza che il nome di Dio, quindi il nostro nome o meglio il vero nome della nostra Monade o Spirito o Presenza 'Io Sono', è appunto Io Sono e tale nome va pronunciato solo in modo da evocare e praticare la perfezione in quanto se usato a scopi egoistici produce appunto il male o maligno. Il II Raggio che è l'Espressione dell'Amore-Saggezza è il Raggio che ci illumina donandoci la dimensione universale cui esso presiede che è la conoscenza, la genialità, l'illuminazione, la percezione e che ci dona quindi l'intuizione per santificare e quindi usare in modo santo, retto, il nome divino 'Io Sono' attraverso la pratica sia del pensiero positivo sia del Decreto quale strumento per invocare nel qui e nell'ora il nome divino. Di conseguenza siamo di fronte al secondo aspetto di Dio o dello Spirito Divino Universale, la Verità, aggiungo io: che rende liberi, e al secondo dei Principi Universali, il Principio di corrispondenza (come in alto così in basso, e questa è una verità già chiara e percepibile che non richiede spiegazioni ulteriori). In attesa di incarnarsi uno Spirito unito ad un'Anima disincarnata, o anche noi se meditiamo, può trascorrere infiniti anni a santificare il nome di Dio o dello Spirito Divino Universale per apprendere appunto Verità del nome stesso e la corrispondenza in tutto il l'Universo Manifesto. Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Il Regno di Dio deve 'venire' nel qui e nell'ora, in cui la nostra Presenza 'Io Sono' o Spirito o Monade in quanto Scintilla Divina quindi di Dio stesso è incarnata attraverso l'Anima o Principio Cristico nella Personalità o Veicolo Biologico nel 'qui e nell'ora'. La Volontà Divina deve di conseguenza essere applicata, attuata nello stato di perfetta felicità della dimensione dello Spirito e contemporaneamente nel 'qui e nell'ora' manifesto a noi come realtà. Non posso non pensare al 'Detto Ermetico': Ciò che è in alto come ciò che in basso e ciò che è in basso come ciò che è in alto per fare i miracoli della cosa unica. Quale meravigliosa e sincronica corrispondenza. Non ci sono parole, l'analogia va da sé. Il III Raggio è il Raggio dell'Intelligenza Attiva di Amore-Saggezza e quindi dell'Amore incondizionato in azione, e cosa se non l'Amore incondizionato può dirigere la spinta a realizzare nel qui e nell'ora il Regno di Dio e nella manifestazione della Volontà Divina sia in cielo sia in terra contemporaneamente? La frase stessa deve essere pronunciata ricolma d'amore incondizionato e in linea col III Raggio. Va di conseguenza che siamo di fronte al terzo aspetto di Dio o dello Spirito Divino Universale, l'Amore e del terzo dei Principio Universale, quello di Vibrazione e cosa se non l'Amore fa vibrare ogni cosa nell'universo? Ed è l'Amore che ci fa percepire infatti la Vibrazione di Alto e Basso. Allo stesso modo uno Spirito unito ad un'Anima disincarnata, o noi in stato di meditazione, può contemplare per anni o centinaio o migliaia di anni proprio l'Amore incondizionato in azione che fa vibrare all'unisono l'Universo intero. Dacci ogni giorno il nostro nutrimento spirituale (pane). E' un'invocazione all'Universo che è permeato dallo Spirito Divino Universale affinché ci doni sia il nostro fabbisogno quotidiano materiale sia il nostro fabbisogno spirituale e cioè ciò che sta sopra l'essenza di cui è fatta l'Anima o Principio Cristico. Questo nutrimento spirituale è ciò che passa attraverso l'Antakarana o Ponte Arcobaleno e cioè il collegamento tra Personalità o Veicolo Biologico e la Monade o Spirito o Presenza 'Io Sono' e che passa attraverso l'Anima. Per questo le tre invocazioni precedenti sono parte integrante di questa quarta invocazione: attraverso l'applicazione di quelle si può costruire il nostro Ponte Antakarana. Il IV Raggio è il Raggio dell'Armonia di Amore-Saggezza attraverso il conflitto e quindi della Purezza, della Bellezza, dell'Ascensione, della Resurrezione, dell'Arte, della Visitazione e dell'Invisibilità ed attraverso l'Invisibilità che l'Universo ci nutre, che lo Spirito Universale Divino ci visita inondandoci di Bellezza e regalandoci l'Ascensione e la Resurrezione, ma è anche vero che solo attraverso l'Armonia di Amore-Saggezza attraverso il conflitto diventiamo consapevoli della Scintilla Divina in ognuno di noi e possiamo costruire il nostro Ponte Antakarana che sarà il nostro strumento di Ascensione e Resurrezione. Come la stessa Connie Mendez(3) ha fatto ricordo le parole del Profeta Isaia: Prima che voi chiamiate Io avrò già ascoltato e prima che voi abbiate già finito di parlare Io avrò già risposto. E questo proprio perché l'Universo e lo Spirito Divino sanno già ciò di cui noi abbiamo realmente bisogno. Va da sé che siamo di fronte al quarto Aspetto di Dio o dello Spirito Divino Universale che è l'Intelligenza che si esplica poi nel quarto Principio Universale che è il Principio della Polarità, in quanto per risolvere il concilum oppositorum occorre intelligenza nel riconoscere i due punti opposti che vibrano secondo Polarità. Allo stesso modo uno Spirito unito ad un'Anima disincarnata, ed anche noi in stato di meditazione riferito alla nostra attuale incarnazione, può trascorrere il tempo che ritiene necessario a rivisitare le sue incarnazioni riconoscendo con Intelligenza il Principio di Polarità e iniziando l'analisi delle sue vite o nel nostro caso della nostra vita. Perdonaci i nostri peccati come noi li perdoniamo ai nostri debitori. Qui ci addentriamo davvero nella Conoscenza e Scienza di Amore-Saggezza che ci dona Guarigione e Verità attraverso la Consacrazione, la Concentrazione e l'Armonia universale tipica del V Raggio che è il Raggio della Scienza o Conoscenza concreta di Amore-Saggezza. L'unico grande peccato dell'uomo è l'uso disarmonico o sbagliato che fa dell'energia universale che è divina e universale, nel momento in cui lo riconosciamo siamo già perdonati e le conseguenze saranno decisamente meno gravi. La sincronicità di questa invocazione è però amorevolmente meravigliosa poiché nel momento stesso in cui perdoniamo torti subiti veniamo perdonati per i nostri sprechi di energia divina in azioni centrate sulla Personalità o Veicolo Biologico poiché è perdonando che siamo perdonati, e nell'azione del perdono siamo inclusi noi stessi nel senso che dobbiamo noi perdonarci così che la nostra Scintilla Divina o Monade o Spirito o Presenza 'Io Sono' ci perdoni a sua volta nel preciso istante in cui noi perdoniamo. E' una sincronicità sulla quale dovremo ponderare sempre e molto e che non finiremo mai di imparare per quanto ci riflettiamo perché vivendola ogni volta viviamo il vero miracolo dell'Amore Universale e per viverlo consapevolmente abbiamo appunto bisogno delle virtù del V Raggio. Riporto un decreto che Connie Mendez(4) consiglia di fare ogni giorno: Io perdono tutte le persone che hanno bisogno del mio perdono. Io perdono me stesso e chiedo perdono al Padre. Ci troviamo pertanto di fronte al quinto Aspetto di Dio o dello Spirito Divino Universale, quello dell'Unità e dell'Individualità che genera naturalmente il quinto Principio Universale che è il Principio del Ritmo poiché solo individuando l'Unità e l'Individualità si può avvertirne il ritmo. Analogalmente sia noi sia uno Spirito insieme ad un'Anima disincarnata possiamo meditare infinito tempo sulla nostra individualità 'nel qui e nell'ora' o nelle incarnazioni precedenti che attraverso il Ritmo ritrova l'Unità. E non permettere che entriamo nella tentazione, ma liberaci dal Sé inferiore (male). Questa è l'invocazione per me più difficile per l'uomo di oggi in quanto parla di evitare che si cada in quello che i Maestri Ascesi definiscono la trappola del Sé Inferiore. Ricordo che il Sé Inferiore è costituito dal corpo fisico, dal corpo emotivo, dal corpo razionale inferiore (mente razionale) e dal corpo eterico ed è un altro nome della Personalità o Veicolo Biologico. Sappiamo che ogni Discepolo in cammino verso la Luce affronta dentro di Sé una dura battaglia tra il Sé Inferiore e il Sé Superiore e cioè l'Anima o Principio Cristico. Uno dei grandi inganni del Sé Inferiore è appunto la lusinga offerta dall'orgoglio spirituale che può insidiare il Discepolo come il grande Maestro. La tentazione è però anche generale e riguarda tutto ciò che è legato al Sé Inferiore e ai suoi quattro corpi in quanto creano la nostra grande illusione che ci fa rimanere da sempre prigionieri della Maya. Di conseguenza l'invocazione alla liberazione di questo Sé Inferiore non riguarda l'annullamento di quest'ultimo ma la liberazione dal suo giogo a favore della presa di comando dell'Anima o Principio Cristico del Sé Inferiore che se da essa guidato darà frutti inaspettati nella nostra vita. Per compiere un tale atto ci occorre la Fede nella Provvidenza Divina ed ecco quindi il VI Raggio dell'Idealismo e Devozione di Amore-Saggezza che è il Raggio della Pace, della Tranquillità, dell'Abbondanza, della Provvidenza Divina, della Somministrazione e del Misticismo che domina questa invocazione. Di conseguenza abbiamo qui rappresentato proprio il sesto Aspetto di Dio o dello Spirito Divino Universale che è lo Spirito che evolvendosi subisce e causa anche il sesto Principio Universale, il Principio di Causa-Effetto (ricordo che il VI è appunto il Raggio della Somministrazione). Uno Spirito unito ad un'Anima disincarnata potrà riflettere a lungo proprio in quanto Spirito sul Principio di Causa-Effetto che è alla basa della Legge del Karma mentre riesamina le vite precedenti così come noi possiamo farlo meditando nella nostra attuale incarnazione per l'accumulo del nostro karma presente. Il male quindi, rivolgendomi a chi si premura di indicare nella seconda parte di questa invocazione del Padre Nostro l'attività del Festival di Esoterismo, Sciamanesimo e Arti Olistiche che si terrà a Torino, Genova, Bologna e Verona, è dentro di noi e non fuori di noi e come diceva il grande Maestro Gesù: Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello(5). Perché tuo è il Regno, il Potere, la Gloria. E' questa un'affermazione che riconosce il Padre come unica Presenza e Unico Potere(6) con il conseguente scioglimento dell'orgoglio spirituale, grande pericolo per tutti coloro che sono in cammino verso la luce. Tale affermazione è un'affermazione di sintesi che ben rispecchia il VII Raggio, Raggio della Magia e dell'Ordine Cerimoniale di Amore-Saggezza e quindi del Perdono, della Libertà, della Sintesi, della Misericordia, della Trasmutazione energetica, la Magia insita nella vita umana e del Pianeta. Non è un caso che il VII Raggio sia uno dei Raggi della Nuova Era, l'Era dell'Acquario e che in chiusa intende creare quindi un ponte tra il messaggio nascente dell'Età dei Pesci e quello futuro dell'Età dell'Acquario. Quale meraviglioso segno dell'immanenza, eternità e universalità di questa preghiera! Inoltre con questa affermazione si arriva al settimo Aspetto di Dio o Spirito Divino Universale e cioè il Principio che genera di conseguenza il settimo Principio Universale e cioè il Principio di Generazione. Non possiamo non avere davanti a noi ora la perfetta immagina dell'ouroborus (il serpente che si morde la coda formando un cerchio) presente nelle antichissime raffigurazioni religiose per indicare l'Universo. In modo analogo uno Spirito unito ad un'Anima disincarnata potrà ponderare la grandezza della perfezione divina in tutte le manifestazioni prima di incarnarsi di nuovo generando altra vita in manifestazione 'nel qui ed ora' e così noi in stato meditativo possiamo avvertire la perfezione divina in ogni singolo angolo remoto dell'Universo e della nostra vita quotidiana. Ho semplicemente usato l'analogia così come il Maestro Tibetano incita a fare colleganto diversi insegnamenti spirituali. Il resto come tutti i grandi Maestri dicono va fatto nel silenzio dello stato di ponderare che dev'essere lo stato di ogni Discepolo della Luce in cammino verso le Stelle. Note all'articolo. 1 Metafisica 4 in 1 Vol 1, Editrice Italica 2015 pag. 219 2 Ibidem 3 Ibidem pag. 224 cita Isaia 65,24 4 Ibidem pag. 225 5 Luca 6,42 6 Ibidem pag. 227
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Pitagora ci parla di musica delle sfere celesti, gli orientali nel suono sacro indicano uno degli elementi che più elevano l'uomo e che è presente sin dalla primordiale creazione, Dante Alighieri ci parla dell'Amor che move il sole e le altre stelle, i Maestri Ascesi quali ad esempio Dwjal Khul ci parlano di pianeti che vibrano ad ottave superiori o meno e di suono sacro e gli esempi possono andare avanti all'infinito. La musica celeste è un concetto, io direi proprio un fatto, che filosofi, religioni antiche e maestri spirituali di ogni epoca hanno indicato chiaramente. Giovedì sera, alle prove del coro lirico Amadeus Kammerchor di cui faccio parte come contralto, il mio maestro di musica e canto, Gianmario Cavallaro, ci ha detto una frase che in me ha fatto nascere la scintilla di una nuova consapevolezza che mi ha spinto a scrivere questo articolo:”La musica è innanzi tutto rigore”. L'armonia celeste è data dalla vibrazione della luce universale e l'armonia delle stelle e dei pianeti che sono presenti nell'universo vasto e sconfinato è data dalla perfetta interazione della luce che riescono a sprigionare in un meraviglioso concerto di energie che si integrano e queste energie, come gli antichi ben sapevano, avevano anche un suono. Il famoso passo della Tavola Smeraldina Ciò che è in basso come ciò che è in alto e ciò che è in alto come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una altro non è quindi che la corrispondenza anche vibratoria e musicale insita in tutto il creato e che riconduce all'unità cosmica. La Musica delle Sfere Celesti. E' presto detto: il Tema Natale di ciascuno di noi rappresenta l'attimo in cui siamo nati e quindi è come dire che rappresenta la Nota dell'Universo che vibrava in quel momento, tale nota però è composta dalla vibrazione armonica di tutti i pianeti in quel preciso momento e si trasforma anche nella nostra Personale Melodia. Una melodia è frutto dell'interazione di più sotto-note planetarie, mi prendo la licenza di coniare questi termini per esprimere il concetto, la perfezione di tale melodia è data dalla precisa applicazione delle Leggi Cosmiche e dalle corrispondenze planetarie che sono parte di queste Leggi Cosmiche insieme alle Leggi degli Astri e dei Raggi Cosmici. Per comprendere la nostra melodia dobbiamo quindi avere queste conoscenze che non sono più un privilegio di pochi ma sono alla portata di tutti se si ha la buona volontà di studiarle ed applicarle. Ogni religione iniziatica antica, ogni filosofia antica, ogni insegnamento antico avevano nel rigore dell'apprendimento delle Leggi Cosmiche, chiamate in vari modi a seconda dell'humus culturale in cui fiorivano, uno dei pilastri sui quali poggiava. Tuttavia oggi si fa della spiritualità o dell'apprendimento delle Leggi Cosmiche e Spirituali una semplificazione disarmante di fronte ad un'opposta tendenza ad un eccessivo tecnicismo e mentalismo. Ci troviamo quindi di fronte a due correnti opposte e fuorvianti: l'eccessiva semplificazione per spiegare Leggi Universali, ciascuna delle quali necessita di grande approfondimento, e l'eccessivo razionalismo e mentalismo inferiore che portano ad un fare tecnico e meccanico noioso e per nulla comunicativo che fa stancare. La nascente Età dell'Acquario ci indica una via ben diversa: la via dell'Io integrato con la comunità umana insieme al grande principio alchemico della Trasmutazione Spirituale della Fiamma Violetta e con l'Universo. Per giungere a questa integrazione dobbiamo innanzi tutto vivere la via del cuore e affidarci alle grandi energie universali che però dobbiamo conoscere e comprendere. E come? Proprio studiando con cuore e passione le Leggi Universali o Cosmiche per poi riconoscerle applicate nel Tutto e per fare questo ci vuole appunto rigore e costanza uniti ad un cuore aperto e attento. Tornando alla musica delle sfere come la Nostra Nota e Melodia Universale è rappresentata nel nostro Tema Natale, così l'interazione di questa nostra nota e melodia con l'Universo nel tempo è data dall'interazione del nostro Tema Natale con il cielo sia di determinati momenti, come ad esempio Novilunio e Plenilunio (ma non solo). Per comprendere questa interazione dobbiamo conoscere sia le Leggi Universali o Cosmiche sia quelle degli Astri e dei Raggi Cosmici che sono veicoli delle Energie Universali. Cosa c'entra la musica delle sfere con l'Astrosofia Metafisica e Sciamanica?
L'Astrosofia Metafisica e Sciamanica costituisce non solo lo strumento di apprendimento delle Leggi Cosmiche, di quelle degli Astri e dei Raggi Cosmici, ma anche il modo in cui possiamo vivere, percepire e sentire sia la Nostra Melodia o Nota Universale sia quella dell'Universo che interagisce con la nostra poiché dobbiamo sempre ricordare che attraverso il Ponte Antakarana siamo sempre legati al Tutto Cosmico, alla Fonte. Per conoscere e vivere questa meravigliosa musica delle sfere che è poi consapevolezza di chi siamo a livello di Anima e Spirito occorre però il rigore e la costanza di studiare e praticare l'Astrosofia Metafisica e Sciamanica. Rigore e costanza sono concetti impopolari e che demoralizzano le masse perché la società come alcune branche della Spiritualità di hanno abituato a 'Tutto è facile vieni che ti faccio vedere come si fa' o 'Ti riempio di termini tecnici che non capirai mai ma fidati che è così' facendo allontanare e disilludere chi nel secondo caso voleva imparare e inculcando eccessiva faciloneria nel primo caso fino a far credere che quello che è difficile da comprendere non è vero. L'Universo non fa sconti e nemmeno le Leggi Cosmiche, esse sono così e basta e vanno studiate, fatte nostre e praticate nel quotidiano se le si vuole davvero imparare e se per far questo non ci vuole rigore e costanza uniti ad una scelta di cuore cos'altro ci vuole? Praticando l'Astrosofia Metafisica e Sciamanica io stessa per qualche attimo in meditazione ho 'sentito' diverse volte la musica delle sfere ed è stato qualcosa di indescrivibile e sublime. Quando molti mi dicono che spiego concetti molto difficili in modo semplice e di cuore rispondo che è così perché ho sempre amato quel che ho studiato e studio e quindi l'ho fatto mio, ma per far questo ci vuole rigore e costanza come nella musica in cui chi la ama e prova una forte passione la studia e la pratica appunto con rigore e costanza. Io sono ben lontana dall'aver appreso in toto ma anelo a diventare il 'direttore d'orchestra' della mia Melodia o Nota Universale in modo da farla risuonare alla perfezione con la melodia universale, ma questo è ciò a cui tendo e a cui tende l'Astrosofia Metafisica e Sciamanica: rendere consapevoli e fornire tutti gli strumenti necessari per vivere e comprendere la propria Melodia o Nota Universale e integrarla con quella delle sfere celesti in ogni momento. Auguro con questo articolo una scelta consapevole del proprio cammino spirituale e del proprio modo di vivere come essere cosmico incarnato in un corpo fisico. IL MITO DI ORFEO ED I MISTERI ORFICI.
(articolo pubblicato su Le Chat Noir) Molti artisti, musicisti, poeti e uomini di lettere hanno parlato di Orfeo e trattato il suo mito. Nella nostra memoria egli è il cantore per eccellenza, colui che col suo canto melodioso arrivò a commuovere Persefone e Ade, Dei dell'oltretomba. Ma questo mito così commovente e se vogliamo così tragico, così sublime eppure così umano e triste, che parla dell'uomo che anche dopo la morte continuò a ripetere cantando il dolce nome della sua amata Euridice, ci narra solo una storia d'amore mesta e triste? Questo mito ci dice solo ciò? Ma Platone stesso non usa il mito per trasmettere i suoi insegnamenti? Il grande filosofo ci parla di come il mito riveli all'uomo, più della filosofia stessa, le verità ultime, i cosiddetti misteri nel mondo antico. Mi sento sospinta su questa strada: leggere il mito, capire il suo significato, il mito è simbolo ed il simbolo evoca, dal profondo delle nostre anime, verità che già conosciamo ma che, come il sommo Platone ci dice, abbiamo dimenticato. Cosa quindi il mito di Orfeo evoca in me? Umilmente ho provato a dare una risposta, in base agli studi classici fatti e soprattutto in base al mio sentire, alla mia anima. Spero che il percorso che insieme seguiremo non vi risulti spiacevole, quindi "partiamo". Figlio della Musa Calliope e del sovrano tracio Eagro, o, secondo altre versioni del mito, figlio dello stesso Apollo e di una sua sacerdotessa, Orfeo, oltre a comparire ne "Le Argonautiche" di Apollonio Rodio come il cantore di miti cosmologici e come colui che riuscì a placare col suo canto il potere incantatore delle Sirene, il mito di Orfeo narra del suo amore per Euridice, morta mentre fuggiva da Aristeo, innamorato da lei respinto, per il morso di un serpente velenoso, e della sua discesa agli Inferi per riavere la vita dell'amata. Egli scende quindi nell'Ade ed incanta col suo canto melodioso Caronte, il traghettatore delle anime, e Cerbero, il custode del Regno dei morti. Dopo aver commosso la regina degli Inferi, Orfeo ottiene da Persefone, che a sua volta ha persuaso lo sposo Ade, il permesso di riportare alla luce Euridice ad una sola condizione: egli non dovrà mai voltarsi per guardare l'amata, solo quando entrambi saranno sotto la luce del sole, solamente allora egli potrà voltarsi e rivedere il suo dolce volto. Per assicurarsi che tutto proceda come stabilito Persefone chiede ad Hermes, il dio messaggero degli dei (come non pensare quindi ora al grande Ermete Trismegisto) di accompagnare Euridice sino alla luce affinchè gli accordi non siano violati. Giunti proprio al termine dell'Ade Orfeo torna alla terra ed ai caldi raggi del sole, impaziente e felice si volta per vedere finalmente l'amata Euridice, ma, ahimè, si volta repentinamente: la sua amata ancora cammina nel Regno dei morti, così ella non potrà tornare alla vita e sarà morta due volte in quanto stava ora tornando di nuovo a vivere. Per la disperazione Orfeo vaga per tutta la terra piangendo il suo triste fato e declamando continuamente il suo triste amore per Euridice, offende con i suoi lamenti le Baccanti, che si vedono completamente ignorate, le quali lo dilaniano, la sua testa vaga sulle acque continuando ad invocare il nome dell'amata fino ad approdare all'isola di Lesbo, patria dei grandi poeti Alceo e Saffo, sacerdotessa cara ad Afrodite, dea dell'amore dove sarà custodita nel tempio di Apollo. Il suo corpo verrà seppellito dalle Muse ai piedi del monde Olimpo e la sua lira a sette corde (sette come le note musicali, sette come le virtù cardinali e quelle teologali e i sette raggi di cui parlano il Conte di San Germain ed Alice Bailey) verrà posta in cielo tra le costellazioni. L'analogia, ma non solo, mi porta ad associare Orfeo all'Orfismo, la grande e la prima religione misterica della Grecia antica (i primi culti orfici si collocano all'incirca al VI sec a.C). Innanzi tutto dobbiamo capire la religiosità dell'uomo greco: la religione si divideva in essoterica ed esoterica (i misteri), ecco quindi spiegate le varie mitologie e le forme differenti di esse. Questa religione misterica ripercorre la letteratura, la filosofia e l'arte greca come un possente e silenzioso fiume sotterraneo, e per chi sa ritrovarla e riconoscerla essa regala immensi tesori. L'Orfismo si presenta come una teologia dei misteri di Dioniso, il dio più vicino all'animo dell'uomo poichè concepito da una mortale. Vediamo insieme il mito di questo dio, uno degli ultimi fra i figli di Zeus. Dioniso è figlio di Zeus e della principessa tracia Semele, quindi con le stesse origini trace di Orfeo. Durante la sua gravidanza la giovane fu motteggiata dalle sue tre sorelle, aizzate da Era, sposa legittima di Zeus, a far sì che il suo amato le si mostrasse in tutta la sua interezza. Fu così che la sventurata Semele chiese a Zeus di manifestarsi in tutta la sua grandezza, la donna non era certo preparata alle folgori, massima manifestazione del re degli dei, e morì. Zeus allora prese Dioniso dal grembo materno e lo inserì nella sua coscia sino alla sua nascita. Una volta nato Era mandò i Titani ad ucciderlo, ma essi fecero di peggio: dopo averlo smembrato ne mangiarono parte del corpo, Atena, dea della sapienza e della giustizia, sorella di Dioniso, vide dove era finito il cuore del fratello e invocò il padre che subito accorse e sterminò i Titani folgorandoli, ricompose il rimanente del corpo del giovane dio insieme al cuore e gli ridiede la vita (come questo dio Orfeo fu smembrato, inoltre non possiamo non pensare ad Osiride fatto a pezzi dal fratello Seth e a Iside che ricompose il suo corpo trovandone tutti i pezzi sparsi per il mondo). Il giovane dio crebbe con le ninfe, le tre zie che espiarono così la loro colpa, e il suo maestro, il satiro Sileno, lontano dalla Tracia. Una volta cresciuto e conosciuta la sorte che toccò alla madre, scese nell'Ade e la riportò alla vita (altro parallelismo con Orfeo). Alcune domande mi si presentano: come mai il mito di Orfeo, così legato al mito di Dioniso, è anche legato ad Apollo. L'analogia mi porta al dionisiaco e all'apollineo in Nietzsche: il filosofo tedesco aveva forse trovato il loro intrinseco legame? E ancora essa mi conduce ad un Inno Omerico in cui Apollo e Dioniso si contendono l'oracolo di Delfi.......Continuiamo il nostro cammino. Edouard Shurè. Ecco, a questo punto mi sovviene la meravigliosa trattazione dell'Orfismo e della figura di Orfeo di Edouard Shurè ne "I grandi iniziati": ripercorriamone i punti principali insieme alle mie prime considerazioni. 1) Innanzi tutto Shurè parla della Grecia e dei Misteri: i Greci sapevano che la verità è dentro di noi, per loro l'anima era la sola e divina realtà nonchè la chiave dell'universo; concentrando nell'anima la loro volontà, sviluppandone le facoltà latenti, raggiungevano il Dio vivente, la cui luce consentiva agli uomini di comprendere tutti gli esseri viventi; il Progresso altro non era per loro che l'evoluzione nello spazio e nel tempo di quella Causa centrale e di quel Fine ultimo che è Dio. 2) Più che in altre civiltà in Grecia il pensiero esoterico è più visibile e più celato: più visibile in quanto si esplica attraverso una mitologia umana ed affascinante che scorre "come nettare o sangue nelle vene di quella civiltà e zampilla da ogni poro dei suoi Dèi come profumo o rugiada celeste". Il profondo pensiero scientifico che presiedette al concepimento di quei miti grandiosi è molto difficile da penetrare a causa della loro seduzione e degli abbellimenti aggiunti dai poeti, ma i principi della sapienza misterica sono iscritti a lettere d'oro sia nei frammenti orfici e nel pitagorismo che nella volgarizzazione fantasiosa che fece Platone. 3) Anche la Grecia aveva una geografia sacra in cui una regione diveniva puramente una regione intellettuale e ultraterrena dello spirito. La Tracia fu sempre considerata dai Greci come la terra sacra per antonomasia, paese della luce e patria delle Muse. Sui monti traci sorgevano gli antichissimi santuari di Cronos, di Urano e di Zeus da cui scesero, con le Muse, la Poesia, la Legge e le Arti Sacre (è bene ora ricordare che Strabone affermava che anticamente la poesia altro non era che un linguaggio allegorico e ciò è confermato da Dionigi d'Alicarnasso che sosteneva che i misteri della natura e le più sublimi concezioni della morale furono ricoperti da un velo, in questo senso la Poesia Greca Arcaica è chiamata Linguaggio degli Dèi). Questo terreno sacro fu dilaniato da un profondo ed instabile contrasto fra i culti solari e quelli lunari che si disputavano il predominio. Questi due culti rappresentavano due teologie e due strutture sociali diametralmente opposte: i culti uranici e solari avevano i loro santuari sugli altipiani e sulle montagne, un collegio sacerdotale composto da soli uomini e leggi severe, mentre i culti lunari regnavano nelle foreste, nelle vallate profonde, il clero era composto da sacerdotesse, aveva riti voluttuosi, uso smodato delle forze occulte e predilezione per la sfrenatezza orgiastica. Solo l'equilibrio tra i principi maschili e femminili può dare vita ad una grande civiltà in quanto la fusione perfetta dei due tipi di elementi costituisce l'essenza stessa ed il mistero della divinità. Prima dell'Orfismo in Grecia predominavano i culti lunari femminili. Di notte con alle braccia serpenti attorcigliati le Baccanti si prosternavano ai piedi di Ecate, la Triplice, ed in frenetico girotondo poi evocavano Dioniso Ipogeo (sotterraneo) dalla testa di toro (ancora l'analogia mi fa sovvenire un pensiero: l'era del Toro in cui fiorirono i misteri di Iside ed Osiride), ma guai al sacerdote di Zeus o di Apollo che osasse spiarle, egli veniva fatto a pezzi. E' bene ora ricordare che per Fabre d'Oliviet il nome Trakia (Tracia) deriva dal fenicio Rakhiwa: lo spazio etereo, il firmamento. Per gli iniziati Greci come Pindaro, Eschilo o Platone, il nome Tracia assumeva il significato simbolico di terra della dottrina pura e della poesia ieratica che da essa deriva. Sul piano filosofico esso indicava uno spazio intellettuale, l'insieme delle dottrine e delle tradizioni che facevano derivare il mondo da un Intelletto divino. Sul piano storico quel nome evocava il territorio, il ceppo da cui la dottrina e la poesia dorica era in un primo tempo spuntato per poi fiorire in Grecia, nel Santuario di Apollo. A Delfi esisteva una classe di Sacerdoti Traci, custodi della somma dottrina; anticamente il tribunale degli anfizioni era difeso dalle guardie trace, vale a dire da guerrieri iniziati; più tardi il verbo tracizzare fu applicato ai seguaci delle antiche dottrine. 4) Orfeo apparve in Tracia in questo periodo di scontro fra le due religioni. Shurè ce lo presenta come un giovane di stirpe reale ed affascinante, la cui voce melodiosa aveva uno strano richiamo in quanto parlava degli dei con una nuova cadenza, come se fosse ispirato. Dai lunghi capelli dorati e fluenti, la musica che sgorgava dall'animo suo produceva in lui un sorriso soave e triste allo stesso tempo; i suoi occhi, di un intenso azzurro, avevano una luce di comando, di dolcezza e di magia: i Traci ne sfuggivano lo sguardo, ma le donne affermavano con convinzione che nel ceruleo dei suoi occhi i raggi del sole si mescolavano alle carezze della luna. Le stesse Baccanti, incuriosite da questa sua bellezza, gli giravano intorno "come pantere in amore". Questo giovane d'un tratto scomparve, si diceva che fosse morto, disceso negli Inferi, ma in realtà si era recato a Samotracia per poi passare in Egitto dove aveva chiesto asilo ai sacerdoti di Menfi di cui apprese i misteri e tornò dopo anni col nome iniziatico di Orfeo o Arpha (Aur, luce e rophae, guarigione, quindi colui che guarisce con la luce): colui che guarisce con la luce. Fu accolto sul monte Kaukaion presso l'antico santuario di Zeus come un Sacerdote, con il suo entusiasmo e la sua sapienza egli conquistò i Traci, trasformò il culto di Dioniso ed ammansì le Baccanti, consacrò Zeus in Tracia ed Apollo a Delfi e lui, che istituì i Misteri,fuse, al culmine dell'iniziazione, il culto di Zeus con quello di Dioniso in un unico concetto universale. Dal suo insegnamento gli iniziati ricevevano la pura luce della somma verità e quella stessa luce, attenuata sotto il velo della poesia e delle cerimonie egli diffondeva su tutti lui, il Sommo sacerdote di Zeus Olimpio e manifestatore della divinità di Dioniso per gli iniziati. Percorso misterico. Ora il discorso procede secondo le parole di Eraclito:"Il dio che ha il suo oracolo a Delfi non dice nè nasconde: da un segno (ovvero accenna)" (Fr. 93 Diels-Kranz). A tutti noi il compito di penetrare il mistero celato nelle seguenti parole. Orfeo, sempre seguendo Shurè, salva Euridice dai culti di Ecate e dalle Baccanti, spinto da un vero amore mai provato prima nato dal "cielo sopito nel suo sguardo", la giovane sposa muore avvelenata e lui scende sempre più nei misteri viaggiando per il mondo conosciuto per capire dove fosse andata l'anima della sposa defunta, fino a tornare in Tracia come Sacerdote (lo divenne per amore della sua Euridice) a presentarsi alle Baccanti durante i loro riti sacri sapendo di morire massacrato affinchè la sua missione si convalidasse con la sua morte: discendere di nuovo agli Inferi per ascendere al cielo di modo che Apollo fosse la luce sulla Grecia e Dioniso (il Dioniso celeste che secondo la teogonia orfica era figlio di Zeus e Persefone) il sole degli iniziati. Ancora dopo che morì Euridice risuonava dalle sue labbra. Ecco allora l'intuizione di quanto grande, oltre al pensiero sulla tragedia Greca, sia stata l'opera di Nietzsche La nascita della Tragedia con i suoi "Apollineo" e "Dionisiaco", ecco l'arcano significato dell'Inno omerico che descrive la lotta tra Dioniso ed Apollo per il santuario di Delfi, ecco l'iniziatico senso della tragedia greca stessa, il cui nome significa canto del tragos, capro, animale sacro a Dioniso, ecco ancora dipanarsi le nubi sui versi di Eraclito, dagli antichi definito l'oscuro. Altre considerazioni affiorano dalla mia anima e si esplicano nella mia mente: Euridice, il cui nome significa "grande, vasta giustizia", fu colei che fece scorgere in Orfeo (colui che guarisce con la luce) il frammento di cielo, la luce divina, sopito in ognuno di noi ed accese in lui il ricordo divino di Eros. Mi soffermo su questa divinità: secondo Esiodo (Teogonia) nacquero da Caos (il tutto mescolato) Terra, Tartaro ed Eros "il più bello degli immortali, che scioglie le membra e doma la mente ed il saggio volere di tutti gli dei e di tutti gli uomini" (Teogonia vv.120-122) e fu grazie a lui che i successivi dèi nacquero anche per unione di due divinità. Questo dio potente ed immanente, superiore allo stesso Zeus, spinse Orfeo a scendere negli Inferi per sapere che fine aveva fatto l'anima dell'amata Euridice, sempre questo dio fece sì che Orfeo diventasse istitutore dei misteri e portatore di luce, ancora sempre questo Dio spinse il nostro Orfeo alla realizzazione del proprio sparagmos (smembramento), il cui parallelo ci riporta a Dioniso, nell'univoco canto ad Euridice. In sintesi questo Dio è la motivazione iniziatica dello stesso Orfeo. Passiamo ora al mito dei suoi resti: il suo corpo sepolto ai piedi del monte Olimpo è un'omaggio alle divinità, la sua testa conservata nel tempio di Apollo a Lesbo sancisce e consacra la poesia Greca Arcaica che in Saffo ed Alceo aveva due fra i suoi massimi rappresentanti, e la sua lira posta tra le costellazioni in cielo sancisce la matrice divina del suo canto iniziatico: mentre i poeti lirici cantavano Apollo, i grandi iniziati invocavano l'anima di Orfeo, portatore di luce e divinatore. Spero che dopo questo percorso l'analogia e lo spirito ci portino a leggere i seguenti frammenti orfici e di filosofie orfiche con sguardo animico sveglio e non dormiente. "E io non mi meraviglierei se Euripide affermasse il vero là dove dice: Chi può sapere se il vivere non sia morire e se il morire non sia vivere?" (Platone, Gorgiia, 492e-493a). "Difatti alcuni dicono che il corpo è la tomba dell'anima, quasi che essa vi sia presentemente sepolta: e poiché d'altro canto con esso l'anima esprime (semaìnei) tutto ciò che esprime, anche per questo è stato giustamente chiamato "segno" (séma). Tuttavia mi sembra che siano stati soprattutto i seguaci di Orfeo ad aver stabilito questo nome, quasi che l'anima espii le colpe che appunto deve espiare, e abbia intorno a sè, per essere custodita (sòzetai), questo recinto, sembianza di una prigione. Tale carcere dunque, come dice il suo nome, è "custodia" (soma) dell'anima, sinchè essa non abbia finito di pagare i suoi debiti, e non c'è nulla da cambiare, neppure una sola lettera" (Platone, Cratilo, 400c). "Vengo dai puri pura, o regina degli inferi, Eucle ed Eubuleo e voi altri dèi immortali, poichè io mi vanto di appartenere alla vostra stirpe felice; ma la Moira mi soverchiò, e altri dèi immortali (...) e la folgore scagliata dalle stelle. Volai via dal cerchio che dà affanno e pesante dolore, e salii a raggiungere l'anelata corona con i piedi veloci, poi m'immersi nel grembo della Signora, regina di sotto terra, e discesi dall'anelata corona con i piedi veloci. "Felice e beatissimo, sarai dio anzichè mortale". Agnello caddi nel latte" (Laminetta orfica di Turi 1) "Ma non appena l'anima abbandona la luce del sole, a destra (...) racchiudendo, lei che conosce tutto assieme. Rallegrati, tu che hai patito la passione: questo prima non l'avevi ancora patito. Da uomo sei nato dio: agnello cadesti nel latte. Rallegrati, rallegrati, prendendo la strada a destra verso le praterie sacri e i boschi sacri di Persefone" (Laminetta orfica di Turi 4). "Immortali mortali, mortali immortali: vivendo la morte di quelli, morendo la vita di quelli" (Eraclito Fr.62 Diels-Kranz). "I confini dell'anima non li potrai mai trovare, per quanto tu percorra le sue vie così profondo è il suo logos" (Eraclito Fr.45 Diels-Kranz). "Difficile è la lotta contro il desiderio, poichè ciò che esso vuole lo compra a prezzo dell'anima". (Eraclito Fr.83 Diels-Kranz) "Per le anime è morte diventare acqua, per l'acqua è morte diventare terra; ma dalla terra nasce l'acqua e dall'acqua l'anima" (Eraclito Fr. 36 Diels-Kranz). "Io invoco il grande, il puro, l'amabile, il dolce Eros, impetuoso nell'assalto, che scherza con gli dei e gli uomini mortali, industrioso dalla doppia natura, che di tutto possiede le chiavi, dell'etere celeste, del mare, della terra e di quante immortali aure feconde Rea fruttifera nutre e di quanto l'ampio Tartaro e il risonante mare egli serra, che tu solo queste cose governi. Discendi o beato, agli iniziati con puri pensieri e i turpi e i rei desideri da loro allontana" (Inno orfico ad Eros). Come dice un grande Maestro: "Ponderiamo su questo", cioè su queste parole. Dioniso non è mai nominato ma sottende ciascuna parola, sentiamo dunque il Dioniso orfico che pulsa nelle nostre anime, incamminiamoci e torniamo là da dove siamo venuti grazie all'anelito che Eros in noi fa scaturire per Dioniso. Dioniso: il più grande dei misteri. Ricordiamoci il significato orfico dell'Ade: luogo di purificazione ed applichiamo il sacro principio ermetico dell'analogia per conseguire superiori consapevolezze seguendo il Dio che in noi accenna: il mistero va penetrato. Vi saluto con il comandamento principale per l'uomo che aspira alle alte iniziazioni: "Il dio ci comanda di obbedire a colui che ci ammonisce: uomo conosci te stesso". |
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AutriceGiovanna Migliorini Archivi
Gennaio 2017
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